Il 14 giugno 2025, migliaia di persone in tutta la Svizzera si sono mobilitate per lo sciopero femminista, scendendo in piazza per chiedere parità salariale, diritti sociali e un riconoscimento reale del lavoro di cura, ancora largamente svolto dalle donne ma non valorizzato. Solo a Zurigo si sono radunate oltre 10.000 manifestanti, mentre a Bellinzona, Basilea, Lucerna, San Gallo, Ginevra e altre città migliaia di persone hanno dato voce a queste rivendicazioni.
Secondo l’Indagine sulle forze di lavoro dell’Ufficio federale di statistica, nel 2024 le donne hanno dedicato circa il 60% del loro tempo lavorativo totale al lavoro non retribuito, soprattutto in ambito domestico e di cura familiare. Nelle coppie con figli piccoli, questa disparità è ancora più marcata: le madri si occupano in media di 63 ore settimanali di lavoro di cura, mentre i padri ne dedicano circa 40. Questo squilibrio impatta negativamente sulle opportunità lavorative, sul reddito e sulle pensioni future delle donne, aumentando il rischio di povertà.
Le organizzatrici dello sciopero hanno denunciato come il lavoro di cura sia spesso invisibile e sottopagato, nonostante rappresenti una componente essenziale per il benessere delle famiglie e della società. Le richieste principali includono orari di lavoro più flessibili e prevedibili, maggiori investimenti nei servizi pubblici di assistenza all’infanzia e un reale riconoscimento del valore sociale del lavoro non retribuito.
La mobilitazione del 14 giugno è stata un momento cruciale per mettere in luce queste disparità e chiedere azioni concrete. Solo con un’effettiva redistribuzione del lavoro domestico e di cura, politiche più eque e un migliore equilibrio tra vita e lavoro sarà possibile raggiungere una reale parità tra donne e uomini.