Pani e tulipani, film di Silvio Soldini ambientato e girato nel 2000; un periodo tanto lontano dai tempi correnti ma che ritrae un tipo dannoso di rapporto tra moglie e marito ancora presente nella nostra realtà.
Rosalba è una casalinga di Pescara, madre di due adolescenti maschi e moglie di Mimmo, titolare di una ditta di idraulica e sanitari.
La famiglia decide di fare una gita a Paestum ma durante una sosta del pullman Rosalba viene dimenticata in autogrill. Decide allora di tornare a Pescara facendo autostop, durante uno dei passaggi sceglie però di improvvisare una fuga e dirigersi a Venezia, città che non aveva mai visitato.
Presto si percepisce come la fuga di Rosalba rappresenti l’evasione dalla sua frustrante e alienante vita di casalinga.
Nella città lagunare Rosalba conosce un cameriere che con grande gentilezza la ospita a casa sua. In questo contesto si percepisce una nota che si distacca completamente dalla realtà che la donna aveva vissuto fino a quel momento, a totale servizio dei tre maschi della sua famiglia.
La prima mattina in cui la protagonista si sveglia a casa dell’uomo che l’ha ospitata in cucina trova la tavola imbandita per la colazione e un premuroso biglietto.
Nel frattempo Mimmo non tollera l’assenza della moglie, soprattutto perché ha dovuto farsi a carico di tutte le faccende domestiche. Decide di assumere un investigatore privato da mandare a Venezia alla ricerca della moglie.
Durante il soggiorno di Rosalba presso la casa del cameriere Fernando, il rapporto che si instaura tra i due diventa sempre più profondo, fatto di piccoli e reciproci gesti quotidiani e di tenere attenzioni.
È proprio lontana da casa che la protagonista ritrova interessi, spazi personali, rapporti umani che non facevano più parte della propria vita.
Rosalba viene infine convinta dall’amante di Mimmo, che ha inventato una bugia sul conto del figlio, a tornare a casa.
La donna è infatti esausta dalle richieste di Mimmo, che in assenza della moglie le chiede di occuparsi di alcune faccende, tra cui stirargli le camicie. Fa riflettere la risposta che la donna da a Mimmo dopo questa pretesa: “Non sono mica tua moglie”.
È evidente che gli spazi e i ruoli coniugali lasciati liberi da Rosalba devono essere secondo Mimmo ancora una volta riempiti da una donna.
Rosalba torna a casa e riprende in mano la sua soffocante monotonia, nulla è cambiato, i ruoli sono rimasti gli stessi e i suoi compiti pure.
È toccante la scena in cui la donna spolvera dei vasi in cui si percepisce tutto il “grigiume” della sua esistenza, messa in totale contrapposizione con il mondo vivace e profumato che caratterizzata la sua vita a Venezia.
Il film si conclude con Fernando che la raggiunge a Pescara per dichiararle tutto il suo amore. Rosalba torna con lui a Venezia, ma porta con sé anche il figlio minore che era rimasto in uno stato di silenziosa sofferenza a causa dell’assenza della madre.
Questo è un film che oggi nel 2024 ognuno di noi dovrebbe vedere, con la sua estrema dolcezza e pacatezza permette di prendere coscienza e di constatare che non è una rappresentazione della realtà tanto diversa da ciò a cui siamo ancora oggi abituati. Il film ci trasmette un importante messaggio: un’equa suddivisione dei ruoli domestici e una relazione alla pari tra uomo e donna – come vediamo durante l’ambientazione veneziana – può apportare un forte benessere alla donna che si riflette in ogni ambito della sua vita personale.
Buona festa della donna!
Articolo a cura di: Francesca Celeste