Nella nostra società le donne hanno fatto notevoli progressi nel campo dell’uguaglianza di genere, esiste però un aspetto profondamente critico che spesso rimane nell’ombra: il carico mentale; la responsabilità psicologica delle donne che va ben oltre le tradizionali mansioni domestiche.
La vita moderna oggi ci richiede di bilanciare diverse responsabilità; in questo contesto la gestione della casa e delle attività quotidiane possono assumere un peso decisamente significativo. Il carico mentale può derivare da una serie di compiti tra cui la pianificazione delle attività, la gestione delle risorse e la soddisfazione delle esigenze famigliari e si riferisce al peso psicologico dovuto alla dimensione organizzativa ed emotiva.
La scrittrice Michela Murgia è molto schietta sull’argomento e definisce il carico mentale come
“quel processo per cui si chiede alle donne di complicarsi la vita per semplificare quella di chi amano”.
Sempre secondo Murgia, il carico mentale consiste in una subdola forma di manipolazione emotiva a cui le bambine vengono educate inconsapevolmente fin dall’infanzia. La maggior parte di loro viene infatti ancora orientata verso la “carriera domestica” e, di conseguenza, verso il lavoro non retribuito all’interno delle mura di casa che si caratterizza per essere invisibile e gratuito.
Nonostante molte donne lavorino e abbiano un lavoro retribuito, si ritrovano a dover affrontare molto spesso tutto il peso psicologico di organizzare e gestire la vita famigliare, senza un aiuto concreto da parte degli altri membri della famiglia.
Il problema maggiore è che questo carico mentale domestico è spesso invisibile, sottovalutato e dato per scontato.
Il pericolo di tutto questo carico mentale che grava sulle donne è una seria ripercussione sulla loro salute mentale; genera infatti stress ansia e tanta stanchezza emotiva. Il rischio è che questo influisca negativamente sulla loro carriera, sulla qualità delle relazioni personali e sulla percezione del proprio valore.
Il carico mentale viene perfettamente descritto nel libro Bastava chiedere! 10 storie di femminismo quotidiano di Emma con prefazione i Michela Murgia.
Queste dieci storie narrate della fumettista, blogger e ingegnera informatica Emma, grazie all’immediatezza tipica del linguaggio del fumetto, trattano la relazione uomo-donna, la sua struttura e come oggi abbia ripercussioni soprattutto sul genere femminile. La rappresentazione delle dinamiche socio-famigliari eterosessuali presenti nel libro mostra perfettamente quanto il carico mentale avvolga le donne in maniera ambigua.
La frase “bastava chiedere” fa certamente sorridere, ma amaramente e sarcasticamente perché contemporaneamente fa arrabbiare: il concetto di carico mentale domestico è infatti prerogativa della maggioranza delle donne che condividono la propria casa con un uomo e che hanno figli. Poche però sono davvero consapevoli che il sordo, fastidioso e sfiancante sottofondo che pervade la loro quotidianità, è in realtà dovuto al fatto che la donna abbia per qualche strano motivo sempre il compito di pensare “a cosa ci sia da fare” per il funzionamento delle dinamiche di casa e famiglia.
Il carico mentale è una realtà che richiede attenzione da parte di tutti i membri della società. Riconoscendo e affrontando questa sfida, è possibile lavorare insieme per creare un ambiente famigliare più equo e sostenibile, consentendo alle donne di realizzare il proprio potenziale in ogni ambito della propria vita.
Fintanto che la questione del carico mentale non sarà trattata e dibattuta alla pari degli altri argomenti riguardanti la disparità tra generi, la vera e tanto agognata parità rimarrà un’utopia.
Articolo a cura di Francesca Celeste
Una risposta
Da esperienze personali invito gli uomini, i padri, i compagni ad occuparsi anche di quelle “piccole e grandi cose” di cui si (devono) occupare le Donne. Dal corso di nuoto alla visita medica, dalla scelta di un paio di scarpe al partecipare ad un’escursione scolastica”: tutti momenti che ci arricchiscono e che i figli non scorderanno mai e da adulti saranno multiplicatori di questi gesti.